mercoledì 15 giugno 2011

Poesia dorsale #01


Sarà che non ho sonno, sarà che di dormire non mi va neanche poi tanto, sarà che il mio cervellino microscopico fatica a fare pace con se stesso, ma eccomi qui. Quaranta minuti fa ho avuto un impulso e ho messo in pratica una cosa che volevo fare da tempo.
Si chiama "poesia dorsale", o meglio così l'hanno chiamata, l'arte o la pazienza di creare poesie o frasi di senso compiuto a partire dai titoli dei libri.
Le copertine, così, si trasformano non solo in un elemento atto ad attrarre il lettore e convincerlo di volere scoprire quanto è stato scritto nelle pagine, ma diventano anche un contenuto con una vita propria e una propria identità.

Bè, concludo questa "introduzione" stupendomi ancora una volta di quanto le parole siano importanti, affascinanti, pericolose, stupefacenti, piene di valore e di sfaccettature, di significati e di fraintendimenti. Amo et odio le parole, ma credo di amarle più di quanto le odio, perchè come recita una delle mie canzoni preferite "ci proverò ad odiare, se non ci riuscirò mio malgrado, dovrò amare" (Un'altra cosa che ho perso - Articolo 31). Quindi ok, per farla breve, spesso mi fanno del male, ma ste caspiterina di parole le amo lo stesso. Sono masochista l'ho sempre saputo.

Vengo al dunque, magari, ed ecco quello che sono riuscita a tirare fuori dalla mia testolina e dalla mia scarsa libreria (forse non scarsissima ma certamente moooolto più sfornita di quanto vorrei):

Ascolta la mia voce, come un uragano:
Un cuore in silenzio, fra rabbia e nostalgia.
Ogni giorno della mia vita, paura d'amare.
Sai tenere un segreto? Va' dove ti porta il cuore.


Non mi aspetto alcun applauso, sia chiaro, ma in fondo non sono poi così insoddisfatta del risultato. Stranamente, oppure no, è proprio come mi sento stasera. Ma forse questo non dovevo dirlo.

Ps: Per approfondimenti sulla poesia dorsale, se ancora non ne aveste la nausea, cominciate da qui -> http://velvet.repubblica.it/dettaglio/Tanti-titoli-diventano-poesia/21183?page=1