giovedì 22 dicembre 2011

12 mesi di pagine da (ri)scrivere


Non so voi, ma per me l’inaugurazione di una nuova agenda rappresenta sempre un momento che mi fa gongolare! Non per niente, l’acquisto della dannata Moleskine (dannata perché per trovare il formato che uso io devo sempre mettermi in ginocchio, saltare verso l’alto facendo un doppio giro mortale e poi fare il tour delle librerie a passi di danza del ventre con in testa una pila di uova) avviene con minimo due mesi di anticipo rispetto ai fuochi d’artificio per il giro di boa.
A parte questo, dicevo che il momento dell’inaugurazione mi mette una grande allegria. Con una concentrazione quasi malata scarto il quadernino dalla pellicola protettiva, accarezzo la copertina nera e rigida (mi riferisco alla copertina, davvero) e sfoglio le pagine lisce e bianche (idem) con mano tremante e occhi pieni di passione.
Sembrerà stupido, ma anche il passaggio di consegna tra l’agendina vecchia e quella nuova ha un significato simbolico: ciò che è stato è stato, ora il tuo futuro è tutto da scrivere. L’entusiasmo da una parte, la paura di quello che verrà dall’altra.
Nei prossimi 12 mesi questo piccolo oggetto sarà con me quasi sempre, entrerà in ogni borsa che userò e conterrà la mia vita, suddivisa per giorni e ore.
Ecco perché è tanto importante. Ecco perché, ad esempio, mi decido ad attaccarci un adesivo (che in un certo senso rappresenta il deturpamento della sua eleganza iniziale) soltanto quando tra le mani ho quella che sarà la prossima agendina (la cui copertina a sua volta, verrà personalizzata verso la fine dell’anno, all’acquisto di quella nuova).
Naturalmente, poi, tutti i vecchi cimeli verranno conservati nell’archivio che è la mia camera. Per non dimenticare, perché ogni giorno è importante.
Insomma, oggi se non l’avete capito ho compiuto il rito di iniziazione della nuova Moleskine. Immaginate la depressione che mi ha colpita quando, pochi minuti dopo, ho scritto il primo appuntamento fissato per il 2012: una visita medica. Come a dire, non pensare davvero che cambiando agendina ti cambia la vita. Si, ok, messaggio ricevuto.

Ps: chiedo scusa agli amanti della Apple, ma a mio modesto parere tutto questo piacere su un Ipad... non si trova.

lunedì 19 dicembre 2011

Ho adottato un gesticolio


Qualcuno mi ha fatto notare che un blog che si rispetti dovrebbe presentare almeno un post ogni mese, meglio ancora se ogni settimana. Sarà anche vero, ma quando l'ho aperto mi sono detta che non era il caso di darsi una cadenza precisa, non essendo per me un lavoro ma un puro momento di svago per appagare la mia voglia di scrivere quello che mi va, quando mi va.
In effetti, però, in queste settimane la mancanza dello scrivere un post si è fatta sentire. Ma l'inattività bloggosa non ha coinciso con un oziare generale, anzi mi ha dato modo di gustare ancora di più questo istante.
E qui inizia il vero post.
Un gesticolio effimero per rinfronzolire il mio gongolare

Si chiama Adotta una Parola l'iniziativa che ho incrociato tra un click e l'altro e che ho subito deciso di sposare (sì, io sposo le cose, in mancanza delle persone). In sostanza, si scelgono uno o più lemmi tra un lungo elenco e li si adotta per un anno. Se già adottati, si può comunque scegliere di sostenerli.
Al momento della scoperta di questa possibilità, mi sono subito fiondata su una parola adorabile, effimero, per scoprire con grande delusione che qualcuno prima di me se ne era già impossesato.
Lo stesso è successo con: mutevole, esagerato, terso, gongolare, connubio, crepuscolo, vagheggiare, sgangherato, scarabocchione, sollucchero, sopraffino, uggioso, fronzolo, dovizia, stucchevole, ghiribizzo, indolente, esclusivistico, fandonia, irto, ghirigoro, laconico, zuzzurellone, periglio, nolente, serafico e così vià. Tutti lemmi che avevano già trovato una famiglia.
Così, dopo tanta fatica mi sono impossessata, per la durata di 12 mesi, dei GESTICOLIO e RINFRONZOLIRE. Finendo anche per dare il mio appoggio, come zia adottiva diciamo, a EFFIMERO e GONGOLARE.
Fino alla scadenza del mio mandato, quindi, sarò impegnata nella promozione di queste sequenze spettacolari di lettere. E non me ne vogliate se le inserirò un po' a caso in qualche post. D'altra parte è il minimo che possa fare per i miei "figli".

lunedì 14 novembre 2011

Lunedì di ordinaria follia


Non ricordo con precisione cosa avessi prodotto su un vecchio post che avevo scritto affrontando il delicatissimo tema del lunedì (forse non era nemmeno in questo blog ma su quello vecchio e defunto). Ad ogni modo, eccomi pronta per parlare di questa giornata, in generale, e di oggi in particolare.
Ore 4.30: mi sveglio e mi alzo pensando che siano le 7.30, poi mi accorgo che non è così, mormoro qualche frase di cattivo gusto e cerco di convincere il mio corpo a riaddormentarsi;
Ore 5.00: sono ancora sveglia;
Ore 5.00-6.40: sogno di incontrare una mia prof delle medie, che si lamenta della mia dieta. No, in realtà di me (io: "prof, ma ho perso 20 chili...", prof: "chissà allora com'eri grassa prima");
Ore 6.40: suona la sveglia del cellulare (che funziona un giorno sì e tre no, non capisco perchè il giorno sì è capitato proprio oggi che avevo più tempo e più sonno);
Ore 7.20: non mi voglio alzare, tiro là ancora una decina di minuti poi mi infliggo questa tremenda violenza;
Ore 7.40: apro il frigo e scopro che il mio yogurt preferito è finito (o scaduto, chi se lo ricorda, stavo ancora dormendo in pratica);
Ore 8.05: esco di casa e trovo uno strato di ghiaccio del cavolo sul vetro della macchina. Il primo della stagione è particolarmente traumatizzante, arrivo alla conclusione che da domani devo uscire 5 minuti prima, come minimo, a meno che non ritrovo o non ricompro lo spray antighiaccio, che mi farebbe guadagnare non più di 3 minuti, ma è sempre qualcosa;
[Per inciso, tre settimane fa il momento in cui sono arrivata alla macchina ha coinciso con la sorpresa di trovare sul parabrezza un sacchettino con due croissant, lasciati da una persona che conosco fin troppo bene -erano lì da sabato, non le avevo neanche viste!- e uno con dei resti di pollo, che dei simpatici ignoti mi hanno regalato dopo avere assaggiato le brioches - grazie a chi me li ha lasciati, ho riso tutta mattina rileggendo i bigliettini!!!-]
Ore 8.05: la macchina fa fatica a partire (ancoraaaaaaa) e mi si azzera l'orologio, provocandomi l'inquietudine di non sapere più che ore sono;
Ore 8.30: entro al bar e mi prendo la prima soddisfazione della giornata: un bel caffè macchiato e decorato. Cara Luisa, ti dico pubblicamente grazie per i disegnini e le scritte che mi fai! Il mio preferito resta quello con "tanto bene" ma ovviamente oggi era lunedì, c'erano altre priorità!
Ore 8.45: esco dal bar e mi trovo davanti una scena sconvolgente. Scusate ma non la racconto perchè con i problemi (quelli veri) della gente è vietato scherzare, anche quando la situazione è al limite del comico;
Ore 9.00: riesco finalmente a entrare in redazione e la posta di Alice non si apre, cosa che non farà neanche per il resto della giornata, mentre quella di Gmail, recentemente aggiornata, risulta non essere particolarmente compatibile con il pc, motivo per cui il santo cellulare oggi ha fatto gli straordinari;
Ore 9.00/12.40: insulti ripetuti al pc e al sistema di scrittura che non potrebbero essere più lenti, neanche tornando indietro di 20 anni;
Ore 13.30/17.30: idem come sopra con un punto aggiuntivo (il prossimo);
Ore 16.30: si scopre con disperazione che la macchinetta del caffè è entrata in coma. Solo domani dottor Diego si potrà applicare e dirci se il suo stato è reversibile o se dovremo organizzare un funerale per l'aggeggio malefico e tanto utile. Comunque il risultato è niente caffè (forse è meglio così, sarebbe stato il quarto);
Ore 17.40: la macchina è in riserva, ma come è possibile?!?!? Forse aver fatto 10 euro di benzina l'ultima volta che sono stata in riserva (2 giorni fa) non è stata una grande idea...
Ore 17.50: coda al semaforo. Grrrrrrrrr
Ore 18.00: non c'è parcheggio fuori casa, nella prossima vita voglio un triciclo (meno spese, meno imprese, più attività sportiva, ottimo anche in caso di supersonno, dato che non necessita di grande equilibrio).
Ora, sono ben consapevole che i problemi del mondo e dell'Italia siano altri, sono sollevata dal fatto che, ad esempio, nessun piccione abbia fatto i suoi bisognini sulla mia t-shirt bianca (a Sirmione mi è successo e non sapendo se mettermi a ridere o consegnare la mia faccia a una pioggia di lacrime ho fatto come se nulla fosse e passando per stordita, probabilmente, sono corsa a cambiarmi attraversando il paese con finta inconsapevolezza); sono felice di non essere caduta fuori dal bar nel giorno di massima affluenza (anche questo mi è capitato, e le lacrime sono state inevitabili); sono deliziata all'idea che oggi non sia saltata la corrente e che il pc non si sia spento nel bel mezzo di un articolo lungo e faticoso facendomelo perdere completamente (in questo caso non saprei quante volte mi sia successo, di sicuro troppe);...
PERO'
che palleeeeeeeee (per usare un'espressione più delicata di quelle che sono uscite dalla mia bocca in questa giornata).
Mi chiedo cosa possa capitare ancora nelle prossime 5 ore che mi separano da martedì. Certo la settimana può sempre peggiorare, ma con un ottimismo cui non sono solita sento comunque di poter sorridere: in fondo al prossimo lunedì mancano ancora sei giorni!

sabato 22 ottobre 2011

Se lo dice la terapia...


Venerdì, ore 18 circa. Torno a casa dopo qualche "giro in giro", compresa una tappa dal bimbo più pataTino del mondo (di cui sono la zia ufficiale, o forse più che altro ufficiosa, ma comunque la zia) e penso che niente possa guastare la beatitudine in cui cado quando tengo in braccio tale meraviglia della natura (di mia cugina, per la precisione) e lo vedo con la bocca sdentata e aperta in sorrisone da furbetto.
Niente di più sbagliato. Sebbene la visita al microbimbolo mi abbia fatto davvero quell'effetto, la fregatura era dietro l'angolo, o meglio dentro al pc, geniale e diabolico oggetto della nostra era. Diabolico nel mio caso.
Apro la mail (e va bene sia chiama casella di posta elettronica, ma mi sarà pure consentito di abbreviare qua e là sul mio blog, o no?) e trovo una tenera comunicazione in ambito lavorativo (ma và, non un licenziamento, quella sarebbe una catastrofe della portata cosmica. Era più che altro un annunciarmi un nuovo "dovere"), a seguito della quale sono stata assalita da panico, tachicardia, fiato corto e altri incovenienti da cui non mi sono più ripresa. Nemmeno ora che sono di ritorno da una giornata massacrante a Milano, dove ho pensato bene di concedermi una certa consolazione. Anzi, per usare un termine più corretto, lo chiamerei incentivo.
Ora fate 2+2. Sono una donna, sono (anzi lo sarei ancora di più se avessi una carta di credito sponsorizzata da terzi) naturalmente portata allo shopping, sono in una grande città che offre tante e tali possibilità di perdizione economica. Arrivate allo stesso risultato che ho io, vero?
E' così, non potevo fare altro. Era matematico che andasse così. So che avete capito tutti (anche perchè c'è la foto, non era poi un indovinello così ben studiato). Loro hanno guardato prima mia sorella, lei ha ricambiato estasiata. Poi hanno guardato me, stessa espressione idiota anche sulla mia faccia. Poi a incrociarsi sono stati gli occhi miei e della sister, poi anche i nostri piedi. Ma alla fine una sola di noi poteva essere la prescelta. Io ho contrattato, poi ho rinunciato. Poi ha rinunciato mia sorella. Alla fine il sacchetto si è infilato nella mia mano. E per un po', mi è tornato il sorriso.
Sono e sarò per sempre una sostenitrice del potere terapeutico delle scarpe, è qualcosa che sfugge alla mia volontà, sono solo una vittima innocente, è molto importante che tutti lo sappiano. Soprattutto chi vive con me. Soprattutto chi riordina per me. Non ho scelta. La vita è dura, dura, dura. E le scarpe... bè... non c'è (quasi) miglior ammobidente...!

giovedì 20 ottobre 2011

Meno male che ho fatto le elementari


Io conto.
E non lo intendo come il "io valgo" della pubblicità (anche se in Egitto per avermi hanno proposto al mio ex uno scambio con due Ferrari e qualche centinaio di cammelli - forse ci ha perso a tenermi).
Io conto. 1, 2, 3 e così via! Starete pensando qualcosa del tipo "Ah, tu sai contare??? Ma va?!?" Si, è chiaro che tutti siamo in grado di mettere dei numeri in sequenza, ma io lo faccio molto spesso e in situazioni che immagino non spingano il resto del mondo a fare lo stesso. O forse si, e se è così mi consolo.
Conto i miei passi quando cammino da sola (dicono che bisognerebbe farne almeno 10000 al giorno per essere un po' in forma, ma onestamente dubito che qualcuno lo faccia, salvo cause di forza maggiore o atteggiamento super sportivo che io non so neanche cosa sia - infatti si vede).
Quando salgo o scendo le scale, le conto. Quando facevo le superiori (che adesso si chiamano scuole secondarie di secondo grado - giusto per aggiungere qualche numero) e prendevo l'autobus (o la "corriera" per chi fosse molto ma molto più in là con l'età) mi capitava di fare delle lunghe attese prima dell'arrivo del pullman, così contavo i mezzi di trasporto che mi passavano davanti, suddivisi in categoria auto, mezzi pesanti e due ruote, a motore e non. Praticamente avrei potuto fare una statistica del traffico del mio Comune, di quello dove andavo a scuola e di quello dove avevo la coincidenza (si perchè un autobus solo sarebbe stato troppo facile).
Poi vediamo, mi piace contare le monetine. Quando vedo il portamonete di qualcuno sul tavolo, previa autorizzazione - ci mancherebbe - mi metto a contarle. Non certo perchè mi interessi sapere a quanto ammonti la sua fortuna tintinnante, ma proprio perchè la cosa mi dà soddisfazione... Già, ci sono soddisfazioni molto migliori nella vita ma d'altra parte non sono per tutti...
E poi si, conto anche la strada che percorro da un posto x a un posto y, o meglio mi accontento di dare un'occhiatina al contachilometri della macchina.
Ah, sapete anche cosa conto quando mi trovo in una stanza o in un luogo piastrellato, in attesa di qualcuno/qualcosa? Conto le piastrelle per terra! Oh si, questo innalza davvero la qualità dei minuti che trascorro senza fare niente e che sarebbero buttati via!
Insomma, termino qui l'elenco, altrimenti potrei sembrare molto più psicopatica di quanto non sia in realtà. La verità è che è soltanto un passatempo, niente che io faccia in compagnia di altre persone, isolandomi per la fissazione di contare, o che mi sforzi di ricordare o annotare a operazione conclusa. Soltanto le scale di casa mia, finora, sono riuscite a restarmi in mente, ma questa si chiama Sopravvivenza: se no come farei a salire e scendere tutte le volte a luce spenta? Ognuno ha i suoi trucchetti, il mio in fondo è il più stupido!
Chiunque, poi, ha almeno una piccola mania, no? Io, per fare un altro esempio che peggiorerà la mia situazione agli occhi del popolo lettore di blog, sul mio letto dispongo i cuscini in modo che la parte "aperta" della federa rimanga sul lato interno, non tollero di vederli al contrario. Giustamente mia mamma li mette sempre al contrario.
Tornando per un breve momento alla faccenda del contare, oggi la mia abitudine si è rivelata molto utile: stavo uscendo dal lavoro, direzione macchina, e ho iniziato il conteggio tra me e me (non l'ho specificato, ma ovviamente mica conto ad alta voce. Se fosse così probabilmente adesso starei contando le piastrelle di un ospedale psichiatrico). Ero arrivata al primo centinaio quando, a un certo punto, ho inziato a sforzarmi di ricordare quanti passi avevo fatto stamattina a percorso invertito (l'ho detto che rimuovo subito tutti i numeri!). Lampadina! La macchina non era nella stessa direzione che avevo preso io, ma dall'altra parte della città.
Meno male che ho fatto le elementari e mi hanno insegnato a contare. Se no pensate quanti sforzi in più...! ;-)

lunedì 17 ottobre 2011

21 ottobre 2011 (La fine del mondo sembra vicina)


Rieccoci alla nuova previsione per cui la Terrà sarà a breve devastata e distrutta, insieme a tutti i suoi abitanti.
Innumerevoli film (io ne ho visti un paio, o forse qualcuno in più, ma li ho volontariamente rimossi dai miei ricordi) ne hanno parlato, salvo però decidere che qualcuno (o meglio i protagonisti) poteva essere in grado di scampare alla catastrofe naturale che avrebbe dovuto invece mettere la parola FINE.
Ora, secondo uno studio di questo evangelista americano, Harold Camping, l'ultima data che dovrebbe segnare il nostro calendario è quella del 21 ottobre 2011, ossia tra quattro giorni.
Ininfluente, per lui, il fatto che diverse volte le sue previsioni si siano rivelate inesatte (causa, alcuni errori effettuati nei calcoli dei dati estrapolati dalla Bibbia).
Poco fondate, a quanto pare, anche le profezie dei Maya (che fissano invece la fine del mondo tra più di un anno - ma comunque troppo vicina, per quanto mi riguarda).
Il simpatico Camping ha annunciato che il temibile Giorno del Giudizio sarebbe stato lo scorso 21 maggio 2011, data in cui tutti saremmo stati sottoposti ad esame, per poi vederci stampare su un cartellino di riconoscimento il tibro "promossi" o "bocciati".
Evito, per quanto la cosa mi tenti, di aprire capitoli ironici sui possibili furti di identità, su eventuali corruzioni/concussioni/manomissioni del nostro destino e così via.
E passo invece al momento in cui, letta la terribile notizia, ho ripescato dalla borsa la mia cara agendina per scoprire cosa potrei avere combinato di tanto disdicevole il 21 maggio, per meritarmi una morte violenta e assolutamente indesiderata: una colazione al bar con mia sorella (come da tradizione di ogni sabato), seguita da una passeggiata sulla pista ciclo-pedonale del mio paese. Buco per quanto riguarda il resto della giornata, fino alla sera, che ho trascorso con tre amici da qualche parte a bere qualcosa.
Ok, avrei potuto fare attività di volontariato per meritarmi la salvezza (a saperlo avremmo tutti riempito le case di riposo & co, ma poi forse il giudizio non lo avrebbe preso in considerazione, data la rarità della prestazione benefica). Comunque, sarò promossa o bocciata???
Pensando alla peggiore delle ipotesi, ho riesumato ciò che avevo definito come impegno futuro (ormai mesi fa), ossia quello di stendere un elenco delle cose che avrei voluto fare prima di morire (ricordate il post sul film The Bucket List - Non è mai troppo tardi?).
Ai tempi avevo iniziato a buttare giù qualche idea, molte però erano classificate nella categoria immateriali. Ma ricordo con chiarezza almeno una cosa di tipo più tangibile: vedere il Grand Canyon. Con mio enorme dispiacere, devo ammettere però che nei prossimi quattro giorni non sarò in grado di fare avverare questo mio sogno, a meno che io non mi impegni immediatamente in una rapina in banca e non parta questa sera stessa alla volta del continente americano.
Non so spiegarne il motivo, ma credo tra quattro giorni sarò cancellata dalla faccia della terra, senza neanche essermi attivata per tempo. Che tristezza, non si può chiedere almeno una proroga al signor Camping???

domenica 16 ottobre 2011

Voglia di cioccolato... E non solo!


Premessa n.1: L'espressione "e non solo" non sottointende nulla di malizioso (forse);
Premessa n.2: Chi si trova a seguire una dieta forse non dovrebbe leggere questo post, anzi potrebbe leggerlo a patto che eviti di guardare le immagini e conseguentemente cadere in tentazione;
Premessa n.3: Una certa mia amica (Faby, sto parlando con te), soprannominata Hitler o Cane da Guardia, limitatamente all'ambito della mia dieta, è gentilmente invitata a fingere che alcune trasgressioni di seguito elencate siano pura e semplice invenzione narrativa (ehehe).

Dall'ultima volta che ho gustato un dolce al cioccolato è passato ormai più di un mese (vedere premessa n.3), ma il ricordo di quel sapore in bocca è ancora vivo nelle mie papille gustative. Certo, uno strappo alla regola, raramente s'intende, mi è stato gentilmente concesso, ma il problema è decidere quando farlo questo strappo. Le occasioni che ci si presentano sono sempre innumerevoli e bisogna riuscire a sceglierne una e una soltanto, per poi dire di no a tutte le altre.
Va da sè che ogni "no" è una piccola lacrimuccia interiore, se si è un minimo golose...
Dopo uno, due, tre, dieci rifiuti, ci si chiede come riuscire a resistere ancora e ci si riempie la bocca di acqua, di tisane e palliativi vari per fingere che non ci serva altro, che non vogliamo altro! Quello che purtroppo non si può ancora controllare sono i maledetti sogni.
Un paio di settimane fa, durante la notte che anticipava la mia visita di routine, mi sono vista divorare un intero pacchetto di patatine grill, le mie preferite, che chiaramente non tocco da mesi e mesi. Mi sono svegliata con il senso di colpa pensando di averlo fatto davvero e procurandomi quasi un attacco di panico per l'imminente momento bilancia. Ci è voluto un po' prima di convincermi che il fattaccio era stato solo frutto della mia immaginazione involontaria nel sonno. Lo spavento ancora mi tortura!
Tanto che negli ultimi giorni la vicenda mi si è riproposta. Ad appagare i miei sensi, almeno nel sogno, era questa volta una confezione di Mikado, quei dolci e teneri bastoncini ricoperti cioccolato, che nella realtà non mangio da diversi anni.
Ora, capite la disperazione a cui è sottoposto il mio cervello?!
Inevitabilmente, ieri sera, nel vedere un mio amico bersi un'invitante cioccolata con panna (mentre io avevo davanti a me una tisana alle spezie dal colore inquietante) mi sono dovuta arrendere e gli ho chiesto un cucchiaino della sua tazza fumante. Che goduria, ragazzi!
Poi dicono che la gente non si accontenta più delle piccole cose...!

sabato 15 ottobre 2011

Christmas Time, di già!


So che sembra assurdo (del resto non ho nemmeno mai detto di non essere una persona assurda) ma il mio primo post dopo le vacanze è dedicato... al Natale!
O meglio, ai regali di Natale. C'è chi pensa che siano uno spreco di tempo e soldi, e in molti casi, forse, lo è. Lo è soprattutto se ci si trova a correre l'ultimo giorno utile per gli acquisti perchè ci si era dimenticati di qualcuno a cui il regalo lo si fa solo "pro forma" o se non si ha avuto tempo prima o per una serie di altri motivi.
Eppure, per quanto innegabile sia il fatto che il 25 dicembre non ha più il valore che aveva una volta, per quanto vero sia il discorso sul sentire sempre meno l'atmosfera, per quanto difficile sia l'impresa di accontentare tutti con un buon rapporto qualità/prezzo o con una sorpresa (che non sempre poi viene gradita), in fondo io mi sento ancora legata a questo periodo natalizio, in cui le strade sono illuminate, i supermercati pieni di gente con più o meno soldi (io sono tra i meno, ma questo è un altro discorso) e nelle case gli alberi finti e addobbati aspettano solo di vedere qualche pacchetto luccicante e ammiccante, alle proprie radici di plastica.
La parte di me che continua, per fortuna o per sfortuna, a rimanere bambina non vede l'ora di essere alle prese con fogli da pacco e nastrini colorati. E non solo nel gesto di scartare accuratamente un regalo (per non distruggere la povera carta), ma anche al contrario, nel gesto di incartare qualcosa che ho scelto nel tentativo di strappare un sorriso a quella particolare persona, pensando proprio a lei e alla sua faccia al momento dell'operazione che mette fine al mistero e all'attesa.
Insomma, tutto ciò per dare l'annuncio che oggi (in realtà già settimana scorsa, ma è un dettaglio) ho dato ufficialmente l'avvio alla missione regali di Natale 2011, nonostante abbia ancora diversi regali di compleanno a cui pensare, nel frattempo.
Sul pc è pronta (e aggiornata in tempo quasi reale) la lista delle persone che verranno da me omaggiate ;-) e in camera ha fatto il suo sfarzoso ingresso un sacchetto con all'interno i primi acquisti effettuati. Non resta altro che attendere che si accendano le luci e che la festa abbia inizio. Chissà se Babbo Natale, quest'anno, leggerà la mia letterina (al momento stampata solo nella mia testa, ma molto chiara!) e deciderà di farmi contenta...


mercoledì 27 luglio 2011

Di diete e tragedie affini


Non credo sia necessario motivare la ragione di questo post. Dico solo che una delle lacune più grandi che si nasconde nella mia preparazione è quella legata ai principi alimentari e all'alimentazione in genere.
Se mi chiedete di spiegare cos'è una proteina e dove si trova, ammetto con ben più di una punta di amarezza che non lo so. La mia conoscenza del campo è davvero molto limitata, lo è sempre stata. Così ho quasi deciso di porre rimedio a questa mancanza, essendo obbligatoriamente sottoposta a un regime di cui non capisco nulla. Sorvoliamo.
Il fatto è che cercando sul magico google, sembra assurdo ma reperire informazioni base, veloci e schematiche (perchè si inizia così, concedetemelo), si è rivelato alquanto complicato. Sono arrivata a inserire nel campo frasi come "alimentazione spiegata ai bambini", perchè in effetti parto da zero al pari di un alunno delle elementari. Poi però ho fatto viaggiare i miei neuroni e mi sono diretta verso ricerche meno imbarazzanti.
Mi sono chiesta, poi, "ma sarò l'unica a trovarsi con una carenza culturale di tale livello?" La verità è che penso di si, ma ho deciso lo stesso di condividere le poche informazioni, almeno inizialmente, che mi sento di potere imparare.
In questo, mi è venuto in aiuto un sito che mi ha fatto sorridere, proprio perchè sembra essere strutturato per super ignoranti come me.
Questo è il link per entrare nella pagina che vi porterà ad acquisire alcune nozioni sui principi alimentari.
Per i più "intrepidi", inoltre, ho trovato una tabella molto interessante. Sono 18 pagine, nel caso vi venga voglia di stamparla, ma prende in esame davvero un gran numero di alimenti.
Sul web, con le giuste ricerche, c'è davvero di tutto per chi si vuole informare. L'importante è non affidarsi a diete arrangiate a caso per chiunque, e quindi per nessuno, e non farsi trascinare dall'ansia di sapere in modo spasmodico e incontrollato, che spesso crea false convinzioni o fissazioni controproducenti. Detto da una persona che avrebbe impostato calorie.it come home page, se fosse stato possibile, potete fidarvi...!


martedì 26 luglio 2011

Dimmi come leggi...


Ci sono delle scuole di pensiero che vogliono che la letteratura sia posseduta e conservata. Mi spiego meglio, c'è chi, e in parte io sono una di queste persone, vorrebbe leggere un libro solo dopo averlo acquistato, con la certezza di poterne sfogliare le pagine liberamente, anche più e più volte, di avere il tempo di tornare sui passaggi preferiti o più complicati, di poterlo sottolineare e personalizzare e così via. Ma si sa, il peso della letteratura non è solo fisico, ma anche economico. Edizioni tascabili, promozioni e sconti sul web aiutano, certamente, ma serve del tempo affinchè questi vengano proposti.

Ma ci sono anche delle metodologie "alternative" per acculturarsi o semplicemente accaparrarsi un volume a tempo determinato: lo scambio tra amici, il book crossing e la biblioteca.

Scambio: Nel primo caso, beh, bisogna sempre considerare l'altra parte "barattante" (è affidabile? Puntuale? Precisa? Rispettosa delle cose altrui? Ma soprattutto, si ricorda di restituirti il malloppo o di portarti il materiale che hai chiesto?).

Book Crossing: Su questo punto, mi sento di esprimere delle titubanze. Non si sa mai cosa si troverà in giro, e questo può anche essere positivo se si è disposti a leggere qualunque genere e a non pensare a chi potrebbe averci fatto cosa prima di te (fattore però comune anche alla biblioteca, a ben vedere). Oltretutto vorrei davvero sapere chi ha mai reperito un libro su una panchina o su un treno, tanto per fare degli esempi. Ci sono articoli e articoli sul book crossing a me personalmente non è mai capitato di imbattermi in questa inziativa, che probabilmente non avviene nel 90 percento dei posti in cui passo. Detto tra noi, l'idea è molto carina, ma non fa per me.

Biblioteca: Tra queste tre alternative all'acquisto, la mia preferita rimane la biblioteca, forse anche proprio per esperienza personale derivata dal servizio civile. Vasta scelta, tempo relativamente adeguato e regole non impossibili da rispettare. Ma soprattutto, vasta scelta! A costo zero! Lo ripeto, sono di parte, ma molti Comuni investono nel settore e solitamente dove questo avviene l'impegno è ricambiato da un buon numero di utenti. O almeno era quello che pensavo. In realtà stamattina scopro, con un certo stupore, che la percentuale di italiani che usufruisce del servizio è pari al 15%. Solo il 15%.

Da qui è partita la mia riflessione che ha dato vita a questo post. Mi scuso se come al solito ho scritto un poema per arrivare all'obiettivo. L'intenzione è quella di caldeggiare un'iniziativa che, sebbene non si svolga nella mia zona, può essere divulgata anche solo così, come una piccola azione personale, se interessati ovviamente.
Link -->"Porta un amico in biblioteca"
Lo trovo carino e utile. Nessuno ci guadagna nulla, ma al contempo ci guadagnano tutti.


venerdì 8 luglio 2011

Poesia dorsale #02


Ebbene, la settimana è quasi finita, il mio blog si è vestito d'estate (con una ventina di giorni in ritardo) e io ci ho riprovato.
Si perchè quando hai l'ispirazione, la voglia di fare, devi cavalcare il momento e sperare che ne esca qualcosa di buono. Io non lo so se è questo il caso (cioè che ne è uscito qualcosa di buono) ma il punto per me è un altro: è la lampadina che si accende, è il cervello che si attiva e si interessa, è l'occhio che cerca, la mano che tocca e la bocca che legge prima a bassa voce, poi un po' più alta.
Non so, forse sto facendo di una stupidata una cosa più grande di quanto non sia, come mio solito oserei dire, comunque veniamo al punto. Mi scocciava, l'altra volta, avere lasciato senza collocazione alcuni titoli che mi hanno sempre ispirata un sacco. E quindi ho cercato, a mio modo, di metterli insieme.


"Zenzero e cannella, caffè con panna.
Tutto e ancora di più!
Amori, bugie e carte d'imbarco,
cinque giorni a Parigi:
un posto nel mondo
."


giovedì 7 luglio 2011

Và dove ti porta... un soffione


Premessa: questo post non avrà un filo logico. Poi non dite che non ve l'avevo detto!

Quand'è stata l'ultima volta che avete preso in mano un soffione, espresso un desiderio con gli occhi chiusi e soffiato talmente forte da avere un giramento di testa? A me è successo non più di un'ora fa. Ma forse il giramento di testa era causato dal sole. Comunque.

Dicevo, quand'è stata l'ultima volta che avete affidato le vostre speranze a un qualcosa di inanimato (si perchè quando il soffione si strappa, è triste da dire, ma non è più vivo) e creduto fortemente o quasi che poteva davvero andare così come voi stavate chiedendo? Torno a ripetermi, io l'ho fatto proprio oggi e da un certo punto di vista è stata un'infusione di ottimismo.
Sarà che il libro che avevo finito di divorare mi aveva lasciato quel nonsoché di "dai, può succedere anche a te", sarà che ne avevo bisogno. Ad ogni modo, credo che il potere di certe cose non sia da sottovalutare. Un po' come il discorso dell'oroscopo, "non ci credo ma lo leggo e se è negativo mi girano anche un po' le balle quindi li leggo tutti fino a che non ne trovo uno migliore".
Io ad esempio ho sempre fatto così con le margherite. Perchè insomma, detto tra noi, non esiste che una margherita ti spezzi il cuore dandoti come risultato di una scientifica analisi che la persona a cui stai pensando non ti ama, anche se magari non stai pensando a nessuno di particolare. Perchè si, a me capita anche questo. E comunque fino a che non salta fuori un "m'ama" potrei disboscare un prato di margherite. Povere loro.
Ok, tornando al libro, argomento che ho solo sfiorato tra un soffione e una margherita (che poi se indagassi sui possibili utilizzi trasversali/terapeutici di altri fiori chissà quali altre cavolate farei), devo appunto dire che è forse stata una lettura al giusta al momento giusto. Ma è anche possibile che nell'immensa confusione della mia testa qualunque altro libro a lieto fine sarebbe stato quello giusto. In questo caso si trattava di "Zenzero e Cannella" di Sarah Kate Lynch. Quando l'ho chiuso, però, ho avuto la stessa sensazione di quando di si sta per tornare da una bella vacanza o di quando dopo una mega doccia rilassante ti stai per rivestire e ti ricordi che c'è una vita fuori dal bagno, e che esige che tu sia sveglia e pronta e bella e intelligente e molto di più ancora (tutte cose che io non sono, ma questa è un'altra storia).
Va bè, esagero, ma chiudere un libro che ti ha fatto trascorrere delle ore fuori dalla massacrante normalità o dai problemi che ti attraversano la testa come moto sulla strada per una gara non autorizzata mi crea sempre un po' di irrequietezza.
Da qui il bisogno di dire a un soffione, "sai di cosa ho bisogno? no? te lo dico io e tu devi solo fare in modo che capiti davvero". O a una margherita "senti cara, adesso tu ammetti che mi ama e la finiamo qui. E sappi che se non lo farai altre tue compagne saranno sterminate".
C'è un che di inquietante nel mio cervello, lo riconosco.
Sperate solo che il soffione faccia il suo dovere e forse sarò salvata.


mercoledì 15 giugno 2011

Poesia dorsale #01


Sarà che non ho sonno, sarà che di dormire non mi va neanche poi tanto, sarà che il mio cervellino microscopico fatica a fare pace con se stesso, ma eccomi qui. Quaranta minuti fa ho avuto un impulso e ho messo in pratica una cosa che volevo fare da tempo.
Si chiama "poesia dorsale", o meglio così l'hanno chiamata, l'arte o la pazienza di creare poesie o frasi di senso compiuto a partire dai titoli dei libri.
Le copertine, così, si trasformano non solo in un elemento atto ad attrarre il lettore e convincerlo di volere scoprire quanto è stato scritto nelle pagine, ma diventano anche un contenuto con una vita propria e una propria identità.

Bè, concludo questa "introduzione" stupendomi ancora una volta di quanto le parole siano importanti, affascinanti, pericolose, stupefacenti, piene di valore e di sfaccettature, di significati e di fraintendimenti. Amo et odio le parole, ma credo di amarle più di quanto le odio, perchè come recita una delle mie canzoni preferite "ci proverò ad odiare, se non ci riuscirò mio malgrado, dovrò amare" (Un'altra cosa che ho perso - Articolo 31). Quindi ok, per farla breve, spesso mi fanno del male, ma ste caspiterina di parole le amo lo stesso. Sono masochista l'ho sempre saputo.

Vengo al dunque, magari, ed ecco quello che sono riuscita a tirare fuori dalla mia testolina e dalla mia scarsa libreria (forse non scarsissima ma certamente moooolto più sfornita di quanto vorrei):

Ascolta la mia voce, come un uragano:
Un cuore in silenzio, fra rabbia e nostalgia.
Ogni giorno della mia vita, paura d'amare.
Sai tenere un segreto? Va' dove ti porta il cuore.


Non mi aspetto alcun applauso, sia chiaro, ma in fondo non sono poi così insoddisfatta del risultato. Stranamente, oppure no, è proprio come mi sento stasera. Ma forse questo non dovevo dirlo.

Ps: Per approfondimenti sulla poesia dorsale, se ancora non ne aveste la nausea, cominciate da qui -> http://velvet.repubblica.it/dettaglio/Tanti-titoli-diventano-poesia/21183?page=1


domenica 22 maggio 2011

Chi si accontenta gode


Era una grigia giornata di gennaio, illuminata solo dalle insegne del centro di Milano, ognuna di colori, forme e grandezze diverse, ma tutte accomunate da una sola splendente parola: SALDI.
Così, mi apprestavo a scandagliare scaffali e appendini, ripetendo nella mia testa un mantra: "Mai e poi mai farsi abbindolare da una cosa che ti piace molto ma non ti serve e che tra l'altro costa più di quanto ti possa permettere".
I miei buoni propositi sono serviti davvero. Ho fatto una superba colazione in via Dante e ho pensato che sarei potuta resistere a tutte le tentazioni tranne quella di un cappuccino e un croissant con la cannella o ancora meglio con il cioccolato, due passi tra le vetrine dei negozi ancora chiusi e una grande pace dentro di me: niente sacchetti in mano, niente scontrini da nascondere per fare finta di non avere mai fatto un gesto azzardato con il bancomat, niente senso di colpa, ma soprattutto nessuna intenzione di tornare a casa con un "bottino".
Dicevo, i miei buoni propositi sono serviti davvero. Fino alla Rinascente. Ho superato indenne boutique e franchising vari, ma lo ammetto, la Rinascente mi manda in estasy. Forse perchè spalancate le porte ci si trova davanti a una quantità di cosmetici che fa rabbrividire. Forse perchè le stupende scatolette di tali gioie riportano i nomi di Mac, Chanel, Dior, Shu Uemura, Estée Lauder e chi più ne ha più ne metta.
In ogni caso, sto divagando. Salto deliberatamente la parte in cui una diavolessa ha preso possesso del mio corpo e mi ha tenuta per diverso tempo allo stand Mac (a cui credo di avere anche acquistato qualcosa, che adesso mi sfugge ma forse è meglio così) e arrivo al dunque. Ero al piano delle scarpe. Mi guardavo in giro con l'aria di chi dice "no non mi freghi" e improvvisamente... Sono stata fregata.



Oh, non che l'amore si possa considerare una fregatura. Non che un colpo di fulmine possa essere inserito nel libro nero di una vita senza grandi emozioni.
Ad ogni modo, è bastato uno sguardo e mi sono innamorata. Ho guardato i dettagli e ho pensato che erano perfetti: il colore, l'altezza, il materiale, le applicazioni. Certo forse il prezzo no. Ma ecco che la diavolessa ha colpito ancora e mi ha suggerito di trovare una scusa qualunque per comprarle. Tempo due minuti ed ecco la scusa bella e pronta: il matrimonio di due amici, bè mica ci potevo andare a piedi nudi no? Quindi mi servivano! Solo un punto a sfavore della scelta che stavo per fare: avrei dovuto conservare le mie tenere scarpe fino a fine maggio. Cinque mesi??? Terrore, orrore, sudore, sconforto, rinuncia. Macchè! Le ho comprate e mi sono convinta che facevo la cosa giusta, pur dovendo attendere tale e tanto tempo.
Insomma, venerdì scorso il momento è arrivato. Niente più basse temperature, un saluto a neve e ghiaccio. Un benvenuto alle piante che fioriscono e agli uccellini che cantano. E' stato estenuante, tremendo, terribile, giorni e giorni di lacrime e sofferenze. Ma il momento è arrivato.
Così, venerdì, mentre la mia amica convolava a nozze con il suo principe azzurro e coronava il suo sogno d'amore di bianco vestita, io mi beavo di avere potuto finalmente indossare cotanta bellezza e cercavo di non arrendermi al dolore imposto dal mio dolce peso sul tacco. Mentre lei diceva SI davanti a tutta la chiesa e per tutta la vita, io pensavo che molto probabilmente non sarei mai arrivata all'altare, ma con addosso un paio di scarpe forse non era la fine del mondo.
Chi si accontenta gode. O no?


giovedì 19 maggio 2011

Baby Me



Lunedì, non so come, non so perchè, è comparsa una giostra in piazza.
Così dalla finestra della redazione, da 4 giorni non faccio altro (non è vero, lavoro anche!) che guardare giù sognando di andare sul cavallino come da piccola.
Non volevo salire sulla carrozzina come una principessa, non volevo salire sulla zebra o sull'elefante come Sheena - la regina della giungla (film dell'84, quindi anche più "vecchio" di me, ma che mi piaceva molto) e no, non volevo nemmeno infilarmi in quelle cose tipo trattorini o camioncini dei pompieri. Io volevo salire sul cavallo. Punto. O il cavallo o niente. E qualche volta finiva anche in niente, è capitato (ma sono sopravvissuta, in qualche modo!)
Anni dopo, non tantissimi ma comunque un po' di anni dopo, eccomi di nuovo con gli occhi a cuoricino a guardare i cavallini che girano.
Certe cose non cambiano mai, e per fortuna ho ancora quella "baby me" che, nonostante tutto, sono sempre io. Giusto un po' cresciutella.


Il Fardello


Diciamolo, ogni donna si porta dietro un fardello. Pesante, se non pesantissimo.
Sensi di colpa, cose da fare, pensieri, scarpe da cambiare per ogni eventualità, si ok. Ma il vero fardello sono i TRUCCHI.
Perchè sia chi, e io non sono tra queste, alla mattina all'alba si alza e si "pittura" (come dice la nonna), sia chi esce di casa acqua e sapone (e occhiaie annesse, tutte noi abbiamo almeno un piccolo ma ben fornito beauty, che pesa un accidente ma che non possiamo esimerci dal portarci dietro.
Nel mio caso i beauty sono due, uno in macchina, dove dopo avere parcheggiato inizia la mia opera d'arte mattutina, e uno in borsa (e poi riesco anche a chiedermi, ma perchè pesa così tanto?).

Ora tralasciamone uno dei due facendo finta che io non sia una malata di mente, ed ecco che vi presento il "malloppo da quattro ruote".

Vogliamo entrare nei dettagli?
2 correttori
1 fondotinta più spugnetta
1 cipria
1 blush
1 pennello per cipria
1 mini set di pennellini scrausi (per il blush)
1 mascara
2 rossetti
1 micro-palette Dior con 3 ombretti e 2 rossetti.
E questo è quanto. No, anzi, è solo una parte!


lunedì 14 febbraio 2011

Mettimi in lista


Il mio primo post del 2011 arriva con un mese e mezzo circa di ritardo rispetto alla data canonica dell'inizio del nuovo anno. E va bene questo era evidente. Il motivo quanto meno immaginabile (non sono mai stata un grande esempio di costanza e forse non lo sarò mai).
A fare la differenza è il perchè del mio ritorno da questo lungo silenzio stampa (ma il silenzio stampa, poi, qualcuno lo mette mai in pratica davvero?). Una decina di giorni fa è saltato fuori da sotto il pc un post-it che mi ricordava il lungo tempo di permanenza fuori da questo blog e qualche argomento che mi andava di trattare appena ne avessi avuto tempo. Uno dei tanti quadratini gialli sparpagliati nella mia stanza e il più delle volte, infatti, smarriti.
Tutto ciò per introdurvi un argomento che mi affascina e mi riguarda allo stesso tempo.
LA PASSIONE PER LE LISTE

Vi siete mai trovati/e, magari durante una giornata di irrefrenabile voglia di sistemare e ordinare e organizzare e e e (una di quelle giornate che capitano raramente, per la verità, ma danno una soddisfazione tale per cui la prossima volta sarà tra minimo un mese, facendo una previsione ottimista)? Si insomma, uno di quei giorni in cui avete bisogno di mettere nero su bianco tutto ciò che vi serve per rendere la vostra vita migliore e più semplice? Sembra che io stia parlando di una formula magica, e forse un po' è così.

Voglio dire che la gente sottovaluta (in pubblico, ma dentro di sè conosce molto bene), a mio parere, il potere terapeutico che deriva dal FARE UNA LISTA.
Se uno di quegli istituti specializzati in sondaggi si prendesse la briga di chiedere agli italiani quanto ama stendere un elenco di cose/persone/luoghi/azioni/argomenti vari credo che scoprirebbe un universo. E se poi la domanda seguente fosse: "Quante volte, in media, riesci a portare a termine tutto ciò che hai messo in lista?", sì, sicuro, ci sarebbe da ridere.
Perchè è vero, sistemare, ordinare, organizzare... CI PIACE.

Peccato che poi veniamo travolti da imprevisti
(- non trovo parcheggio,
- ho mal di testa,
- non ho più voglia,
- non ho soldi,
- non ho tempo,
- non trovo più la lista,
- la lista che ho scritto è una pazzia
- ...e così via)
e interferenze
(- un soffio di vento ha trasportato l'elenco in luogo lontano e sconosciuto,
- non puoi darmi una mano prima?,
- ma perchè non fai questo al posto di quello?,
- no io non vacanza lì non ci vengo con te,
- ah era tuo il foglietto che era in giro? l'ho buttato,
- ...)
che non ci permettono di fare una spunta su ogni voce inserita.
Bè la buona notizia è che oggi esistono diversi mezzi per ridurre al minimo le possibilità di disperdere un prezioso elenco.
- I programmini per il pc tipo ATNotes (che cito solo perchè è l'unico che conosco e uso),
- i cellulari di ultima generazione (chiamateli come vi pare, per me rimangono sempre cellulari) già muniti di promemoria, spazio per le note, post-it sullo sfondo, memo, agende e quant'altro
- i siti web come listology.com e listography.com (anche in questo caso, l'elenco si potrebbe estendere ma forse non è il caso in questa sede)
- and so on.

Ok, la brutta notizia è che in qualsiasi caso ci dimenticheremo (anche deliberatamente, perchè no?) qualcosa.

Ma oggi mi sento buona e voglio concludere con la notizia migliore in assoluto e anche la più scontata:
che per le cose più importanti, non c'è posto migliore dove scrivere una lista che il nostro cuore.
Applauso!
Ahahah

Ora prima di chiudere lascio questo interrogativo, ispirato al film "Non è mai troppo tardi" ("The Bucket list", 2007, diretto da Rob Reiner, con Jack Nicholson e Morgan Freeman), che mi segno di recensirvi al più presto (ok, potete non crederci!).
Se doveste scegliere diciamo 10 cose da fare prima di morire, cosa mettereste sul vostro elenco?
A breve stilerò il mio. E speriamo, questa volta, che non sia uno dei tanti foglietti nel vento.