Scostante e un po' distratta, ma nella mia testa c'è sempre posto per le cose amo.
Una di queste è la primavera. Il momento in cui ci si ricorda che "non può piovere per sempre", proprio quando lo si stava dimenticando. Proprio quando ci si stava rassegnando all'ombrello, perdendo la memoria di quei giorni soleggiati.
E non sto parlando di meteo...
Confesso che nell'ultimo mese il mio tempo libero è stato dedicato in particolare a un progetto che si scosta un po' da questo blog, ma che, se volete, trovate qui.
Ad ogni modo, eccomi tornata all'ovile!
Ieri ho avuto modo di visitare un posto bellissimo, dove mi sono permessa di scattare qualche foto rubata con il mio telefono scassato! E' stata una ventata d'aria fresca per il mio umore. E spero possa esserlo per qualcun altro oltre a me!
Neanche una settimana fa a quest'ora ero affacciata alla finestra a guardare il cortile trasformarsi con i colori della neve. Oggi ho tirato fuori dall'armadio la mia giacca di ecopelle preferita, nella speranza di poter archiviare definitivamente piumini e capotti ingombranti.
La vita è così, pare.
Il giorno prima sei alle prese con berretti, stivali e pale. Piangi, ti disperi e cerchi un motivo qualunque per sorridere. Il giorno dopo spuntano i fiori. E decidi che non ti serve proprio nessun motivo.
***************Tallulah Tresors
il mio piccolo mondo raccontato attraverso immagini e parole, punti d'incontro tra la mia realtà... e la realtà.
domenica 3 marzo 2013
martedì 15 gennaio 2013
La sindrome della minestra riscaldata
Le serate con le amiche portano sempre qualcosa di buono. Non solo una pizza, non solo un po' di chiacchiere in splendida e divertente compagnia. Certe volte, tra un pettegolezzo e l'altro, tra un argomento più o meno serio, salta fuori anche una nuova consapevolezza: sono affetta da sindrome della minestra riscaldata.
Ok, per i più precisi, forse avrei dovuto iniziare questo post con un "buon anno" o qualche parola di scusa per la mia lunga assenza, l'ennesima. E' così, apro questa finestra e ne respiro l'aria fresca un po' raramente, perchè in questo modo, quando lo faccio, me la godo di più e non ho la sensazione di fare - ancora - qualcosa di forzato, o sempre uguale. E questo mi riporta all'affermazione di prima: sono affetta da sindrome della minestra riscaldata.
L'espressione "la minestra riscaldata non è mai buona" è più spesso utilizzata in ambito sentimentale ma, sebbene nel mio caso sarebbe più che pertinente, non è di questo che sto parlando.
Ok, per i più precisi, forse avrei dovuto iniziare questo post con un "buon anno" o qualche parola di scusa per la mia lunga assenza, l'ennesima. E' così, apro questa finestra e ne respiro l'aria fresca un po' raramente, perchè in questo modo, quando lo faccio, me la godo di più e non ho la sensazione di fare - ancora - qualcosa di forzato, o sempre uguale. E questo mi riporta all'affermazione di prima: sono affetta da sindrome della minestra riscaldata.
L'espressione "la minestra riscaldata non è mai buona" è più spesso utilizzata in ambito sentimentale ma, sebbene nel mio caso sarebbe più che pertinente, non è di questo che sto parlando.
martedì 3 luglio 2012
"Grasse" consolazioni (culinarie)
E poi ci sono i giorni in cui una magra consolazione non ti basta più. Ci sono i momenti in cui leggere non ti distoglie dai pensieri, in cui l’odore del caffè non ti aiuta più a risvegliare il tuo cervello dal torpore in cui è caduto e in cui una doccia non lava via l’ombra delle lacrime sul viso e negli occhi.
E’ l’ora di chiamare i rinforzi, quelli veri. Armati di esplosivi potenti composti da glucosio e carboidrati, scendono in campo con determinazione, quindi, alcune delle pietanze maggiormente caloriche dell’universo.
E’ l’ora di chiamare i rinforzi, quelli veri. Armati di esplosivi potenti composti da glucosio e carboidrati, scendono in campo con determinazione, quindi, alcune delle pietanze maggiormente caloriche dell’universo.
"Magre" consolazioni (letterarie)
“Zenzero e Cannella”, “Piccoli Limoni Gialli”, “Il sentiero Nascosto delle Arance”, “Cioccolato Amaro”, “Caffè con Panna” e così via.
Molti dei libri i cui titoli richiamano il cibo, per qualche assurdo e inspiegabile motivo, finiscono nelle mie mani, prima o poi.
E tanto per non smentirmi mai, stasera mi sono imbattuta in questo titolo:
Un soffio di vaniglia tra le dita di Meg Donohue, scrittrice americana al suo primo romanzo. Ora, non amo molto la vaniglia (ma la tollero più dell’odore delle banane, del cocco e delle cicche alla fragola, tutte cose che per me dovrebbero davvero essere vietate per legge) e non ho ancora letto nulla di questo libro, se non il retro di copertina. MA colgo questa occasione per spezzare una lancia in favore di quelle che troppe persone ritengono semplicemente letture per stupide romantiche o gente ignorante incapace di sostenere opere impegnative che fa molto figo citare. Io ho amato autori e libri ritenuti universalmente dei capolavori (altri mi hanno fatto venire voglia di dormire per un mese ma questa è un’altra storia – e capita anche a quelli dai riferimenti enogatronomici). Tuttavia non posso fare a meno di divorare questi romanzi dal sapore soffice e leggero, di lasciarmi trascinare e distrarre (che è la cosa di cui sento di avere più bisogno in certi periodi, come questo), di gustarli come si fa con un gelato al cioccolato amaro o al limone quando ci sono 35 gradi anche di notte.
Con la differenza che un libro non ha controindicazioni per la salute e la dieta (casomai per il portafoglio, ma anche questa è un’altra storia). Una splendida consolazione, insomma, ma magra!
Un soffio di vaniglia tra le dita di Meg Donohue, scrittrice americana al suo primo romanzo. Ora, non amo molto la vaniglia (ma la tollero più dell’odore delle banane, del cocco e delle cicche alla fragola, tutte cose che per me dovrebbero davvero essere vietate per legge) e non ho ancora letto nulla di questo libro, se non il retro di copertina. MA colgo questa occasione per spezzare una lancia in favore di quelle che troppe persone ritengono semplicemente letture per stupide romantiche o gente ignorante incapace di sostenere opere impegnative che fa molto figo citare. Io ho amato autori e libri ritenuti universalmente dei capolavori (altri mi hanno fatto venire voglia di dormire per un mese ma questa è un’altra storia – e capita anche a quelli dai riferimenti enogatronomici). Tuttavia non posso fare a meno di divorare questi romanzi dal sapore soffice e leggero, di lasciarmi trascinare e distrarre (che è la cosa di cui sento di avere più bisogno in certi periodi, come questo), di gustarli come si fa con un gelato al cioccolato amaro o al limone quando ci sono 35 gradi anche di notte.
Con la differenza che un libro non ha controindicazioni per la salute e la dieta (casomai per il portafoglio, ma anche questa è un’altra storia). Una splendida consolazione, insomma, ma magra!