giovedì 7 luglio 2011

Và dove ti porta... un soffione


Premessa: questo post non avrà un filo logico. Poi non dite che non ve l'avevo detto!

Quand'è stata l'ultima volta che avete preso in mano un soffione, espresso un desiderio con gli occhi chiusi e soffiato talmente forte da avere un giramento di testa? A me è successo non più di un'ora fa. Ma forse il giramento di testa era causato dal sole. Comunque.

Dicevo, quand'è stata l'ultima volta che avete affidato le vostre speranze a un qualcosa di inanimato (si perchè quando il soffione si strappa, è triste da dire, ma non è più vivo) e creduto fortemente o quasi che poteva davvero andare così come voi stavate chiedendo? Torno a ripetermi, io l'ho fatto proprio oggi e da un certo punto di vista è stata un'infusione di ottimismo.
Sarà che il libro che avevo finito di divorare mi aveva lasciato quel nonsoché di "dai, può succedere anche a te", sarà che ne avevo bisogno. Ad ogni modo, credo che il potere di certe cose non sia da sottovalutare. Un po' come il discorso dell'oroscopo, "non ci credo ma lo leggo e se è negativo mi girano anche un po' le balle quindi li leggo tutti fino a che non ne trovo uno migliore".
Io ad esempio ho sempre fatto così con le margherite. Perchè insomma, detto tra noi, non esiste che una margherita ti spezzi il cuore dandoti come risultato di una scientifica analisi che la persona a cui stai pensando non ti ama, anche se magari non stai pensando a nessuno di particolare. Perchè si, a me capita anche questo. E comunque fino a che non salta fuori un "m'ama" potrei disboscare un prato di margherite. Povere loro.
Ok, tornando al libro, argomento che ho solo sfiorato tra un soffione e una margherita (che poi se indagassi sui possibili utilizzi trasversali/terapeutici di altri fiori chissà quali altre cavolate farei), devo appunto dire che è forse stata una lettura al giusta al momento giusto. Ma è anche possibile che nell'immensa confusione della mia testa qualunque altro libro a lieto fine sarebbe stato quello giusto. In questo caso si trattava di "Zenzero e Cannella" di Sarah Kate Lynch. Quando l'ho chiuso, però, ho avuto la stessa sensazione di quando di si sta per tornare da una bella vacanza o di quando dopo una mega doccia rilassante ti stai per rivestire e ti ricordi che c'è una vita fuori dal bagno, e che esige che tu sia sveglia e pronta e bella e intelligente e molto di più ancora (tutte cose che io non sono, ma questa è un'altra storia).
Va bè, esagero, ma chiudere un libro che ti ha fatto trascorrere delle ore fuori dalla massacrante normalità o dai problemi che ti attraversano la testa come moto sulla strada per una gara non autorizzata mi crea sempre un po' di irrequietezza.
Da qui il bisogno di dire a un soffione, "sai di cosa ho bisogno? no? te lo dico io e tu devi solo fare in modo che capiti davvero". O a una margherita "senti cara, adesso tu ammetti che mi ama e la finiamo qui. E sappi che se non lo farai altre tue compagne saranno sterminate".
C'è un che di inquietante nel mio cervello, lo riconosco.
Sperate solo che il soffione faccia il suo dovere e forse sarò salvata.


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